(Polistena 1860 - Napoli 1940)
Fratello degli artisti Francesco (scultore) e Vincenzo (scultore, pittore e grafico), Gaetano Jerace si formò all'Accademia di Belle Arti di Napoli specializzandosi nella pittura e, seguendo la voga del tempo, riproducendo paesaggi, lasciandosi ispirare dai dintorni di Napoli. Condusse anche un’attenta ricerca sugli effetti della luce sulla natura che lo portò verso soluzioni autonome e sperimentali.
Una prima fase della sua produzione fu dedicata a soggetti cittadini (il golfo di Napoli e le sue isole, Roma, Palazzo di Montecitorio). Una delle prime opere in cui è evidente l’influenza di Palizzi è “Il vecchio casolare”, opera in cui i critici vedono, per l’uso del colore e della luce, l’influenza di Caprile. Fu anche pittore di marine, dominate dall’azzurro sull’esempio delle opere di Attilio Pratella, poi della pittura soffusa del secondo Federico Rossano. Partecipò a numerose edizioni della “Salvator Rosa” con i dipinti “Capri” (1883), “Un mattino” (1891), “Ricordo di Napoli” (1897), con tre opere in occasione del cinquantesimo anniversario della Società Promotrice di Belle Arti, “Piccola marina e “Dulcis umbra” (1916-1917). All’Esposizione di Belle Arti di Roma, nel 1883, presentò sei studi; alla Mostra di Brera a Milano (1886) partecipò con il dipinto “Un vico di Napoli”; a Bologna nel corso della mostra nazionale di Belle Arti espose le vedute di Roma e Sorrento. Portò le sue opere anche in mostre internazionali, come l’Esposizione Universale di Anversa del 1894.
Gaetano Jerace partecipò anche a numerose manifestazioni artistiche organizzate in Calabria, terra d’origine. In molti dipinti descrisse il paese in cui era nato (del 1912 è “Panorama di Polistena dopo il terremoto”). Con i fratelli ci fu qualche screzio dovuto a banale rivalità, provocata spesso dai critici d’arte. Morì a Napoli all’età di ottant’anni.